martedì 6 aprile 2010

when the sun goes down

A volte si tratta di pura necessità. Non è desiderio di fuga, nemmeno snobismo. A chi lo vedesse invece come una forma di autoeroismo qualunquista e da quattro soldi, consiglio di provarci, una volta nella vita, e riparlarne con sé stesso a cose fatte.

Tuttavia, non intendo certo il modo in cui ci si abitua a farlo tutti i giorni. Pettinati benvestiti con gocce di sudore che siamo costretti ad asciugare col fazzolettino, frenetici con l'occhio all'orologio e l'ansia da ritardo (lett.), con un cuore che tambureggia al ritmo delle nostre nevrosi, pompando sangue alternativamente al cervello o al cazzo (perdonino le signore, fortunatamente risparmiate da quest'alternativa -ora che ci ripenso non so quanto fortunatamente) tanto per titillarci i nervi e destabilizzare ulteriormente un umore che non ne avrebbe davvero alcun bisogno.

Ma così come facevamo una volta. E non intendo da bambini, ma sin dall'alba della nostra evoluzione. Liberando sudore e adrenalina. Rilasciando endorfina. Tornando bestie. Il che ha un'accezione positiva, considerando quel che è dell'uomo.

Il corpo inizialmente reagirà con impaccio al cambio di passo. E' come se ti chiedesse: “Ehi, di solito siedo o cammino, come si mantiene quest'andatura?”. Poi il ritmo diventa costante, la fronte s'imperla di sudore. L'istinto animale fa il resto, e senza accorgertene le tue gambe rullano da sole, mentre le braccia assecondano l'armonia del movimento. E' un'armonia unica, nessun uomo ha lo stesso passo di un altro, è straordinario.

I polmoni sono il tuo basso. Il cuore la batteria. Insieme, decidono il ritmo. Immagina il pezzo più veloce ed esaltante che conosci. Coordina il tuo respiro, il tuo passo con i suoi bpm. Vivilo. Inspira, espira, veloce. Allunga i passi. Sei libero.

Poi cammina. Lascia ritornare il respiro e il battito alla normalità, mentre di pari passo, come una colata di lava lenta e inesorabile, i pensieri rifluiscono alla spicciolata, ma densi di significato e di forza. Come quando stai per addormentarti, ma più sereni.

Trova il tempo di scoprire che esistono ancora le stelle. Sdraiati a guardarle. Anche se nel cubicolo in cui ti ostini a vivere, ti abitui a non stupirti più e a guardare solo in basso. Ti abitui a non averne bisogno. A pensare di avere tutto quello che ti serve. Ma comunque non ti basta. E il verme solitario ha sempre fame.

La città è un ippopotamo indolente.
Sazio, ma almeno silente.
Non sei un misantropo. Non detesti la gente
Perlomeno, non tutta. Perlomeno, non sempre.

Solo che a volte, a volte è semplicemente necessario. Perchè certi momenti puoi goderteli solo così.
Solo. Correndo.

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