martedì 26 gennaio 2010
quando il tempo impazzì
venerdì 15 gennaio 2010
bufalismi
crawlers
Lost in time, and lost in space.
And in meaning.
Rocky Horror Picture Show
domenica 3 gennaio 2010
neve
Sarebbe dovuto arrivare a destinazione alle 23.06. L'ultimo treno notturno attraversava le Alpi a velocità sostenuta. Viaggiava solo, come sempre. Il suo sguardo era rivolto al finestrino, dal quale osservava il muretto di pietra che delimitava il percorso ferroviario. Quello scorrere velocissimo, impossibile da catturare in memoria come un'istantanea, e per questo archiviato come una linea continua, sfuggente e infinita, rievocò in lui quella scena di Strade Perdute , in cui i fari di un'auto illuminano la segnaletica di mezzeria di una strada buia, e sembrano portare direttamente all'indefinibile punto di origine dell'oscurità e dell'oblio.
Aldilà del muretto, corposi assembramenti di neve definivano l'esistenza di un territorio circostante che, altrimenti, sembrava essere stato completamente inglobato dal buio.
Il treno rallentò, prima di entrare in una piccola stazione locale. Avvertì un brivido di freddo, non seppe dire se per uno spiffero del finestrino, o perchè l'osservazione di quel paesaggio invernale ne aveva surrogato la percezione sensibile.
Una voce all'altoparlante annunciò il nome del paese, ma quando il treno si fermò non vide nessuno scendere. I minuti passarono, una sottile patina di neve andava ricoprendo i binari, sgombri grazie al continuo traffico ferroviario.
Il controllore venne ad avvertirlo. Il maltempo persistente aveva provocato un inconveniente tecnico alla macchina: vista l'ora e l'impossibilità di proseguire senza un'adeguata riparazione, il treno avrebbe terminato lì il suo percorso. Aggiunse un superfluo “Mi dispiace”.
Una rabbia cieca lo invase, ma delle circa settantamila reazioni nervose che attraversarono il suo cervello in quella frazione di secondo, nessuna raggiunse la lingua materializzandosi in verbo.
Raccolse il suo zainetto, scese nel gelo e iniziò a vagare.
Il paese era squallido. Al centro di una valle, completamente circondato da montagne, sembrava il buco di culo dell'umanità. Un buco dal quale tuttavia era stata sottratta l'umanità, visto che in giro non c'era anima viva. Il bar davanti alla stazione, che in base a una rapida analisi delle dimensioni dell'abitato doveva essere anche l'unico, era naturalmente chiuso. Le luci delle case erano spente, o schermate dalle spesse imposte anch'esse chiuse.
Non aveva un soldo. Nessun cellulare. La meta, beh quella era chiaramente andata a farsi fottere.
Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette mezzo accartocciato, dal quale estrasse ciò che rimaneva di una sigaretta. Cerco l'accendino in tutte le tasche, imprecò in sei lingue poiché sembrava essere misteriosamente scomparso. Alla fine spuntò fuori: era nella prima tasca in cui aveva cercato. Accese con sforzi immani la sigaretta. Aspirò avidamente.
Dopo alcuni minuti, iniziò a sentire l'assideramento svilupparsi dalle punte dei piedi e propagarsi rapidamente verso il resto del corpo. Ma non gliene fregava un cazzo di morire, mentì eroicamente a sé stesso.
Finalmente svenne.
Quando riaprì gli occhi, sperò di non essere in paradiso. Si sarebbe sentito in colpa. Certo nemmeno all'inferno. Non gli piaceva molto soffrire.
Un buon compromesso sarebbe andato bene, come al solito. Un bel purgatorio, né carne né pesce, la sintesi della sua vita. Sì, lo avrebbe apprezzato.
]]>iperrealtà
@dejanna Tutto deve essere ricondotto ad una visione complessa del reale, la realtà non è semplice, e se prima le nostre interpretazioni si complicavano per tentare di capire la realtà intesa come "semplice", adesso, che la realtà stessa si è complicata, spetta all'uomo il compito di semplificarla! Il pluralismo, così come ci è stato insegnato, non è più ermeneutico, ma ontologico. Le cose stanno riacquistando la forza che le interpretazioni le avevano sottratto.
La tua frase: "gli strumenti comunicativi sono non solo il teatro dello scontro tra gruppi sociali. Ne sono anche l'oggetto", diventa: "gli strumenti comunicativi non sono il teatro, sono l'oggetto degli gli scontri sociali". La differenza è sostanziale e ha implicazioni notevoli.
@andreabros sono fondamentalmente d'accordo, ma credo che gli strumenti comunicativi mantengano il loro ruolo ermeneutico, per quanto con le arcinote distorsioni derivanti dalla natura di ogni specifico medium. la proliferazione degli strumenti comunicativi li porta tuttavia a essere, oltre che mezzi interpretativi della realtà (come avveniva già in precedenza), anche mezzi di trasformazione del reale e territorio di scontro sociale.
@dejanna Ciò che contesto è la natura stessa di "mezzo" dei media. In un mondo dove tutto è "mezzo" (l'essere umano stesso è spesso considerato un "mezzo") dire che una cosa è un "mezzo" è non dire nulla di più. Reputo più onesto approcciarsi ai media in maniera "ingenua", come se fossero dei semplici oggetti, di modo che si possano raccontarc per quello che realmente sono e non per quello che dovrebbero essere.
@andreabros dejana...ma vaffanculo tu e il tuo puntiglio filologico :D :D