sabato 12 dicembre 2009

bucce di banana

L'uomo la guarda.
Pensava che la caverna nera della sua anima lo avrebbe aiutato.
Credeva che non avrebbe avuto problemi a rimanere freddo.
Sperava di essere immune agli attacchi di emotività.
Invece ha paura. Non ha mai fatto nulla del genere, non sa come gestire la situazione.
Ha paura delle proprie reazioni. Ha paura delle reazioni di lei.
Perle di sudore iniziano a formarsi sul suo volto, che si riempie qua e là di chiazze rosse.
Il respiro si fa pesante e affannoso.
Le sue espressioni tradiscono agitazione e perdita della lucidità.

E' il momento dell'angoscia per lei.
E' il peggiore.
Non già di quella crudele rassegnazione di fronte a qualcosa di noto, che fa versare lacrime calde portandosi dietro un senso di totale impotenza, al quale fa da contrappeso una sorda e crescente rabbia.
Ma di quella prolungata attesa di qualcosa di ignoto, di fronte al quale i muscoli del corpo si tendono fino ai crampi, pronti alla reazione, alla collutazione, alla fuga. Ma da legati non si può fare poi molto.
L'immobilità sociale è uno dei problemi più gravi del mondo contemporaneo, gracchia la voce di un opinionista dalla radio accesa nella stanza di fianco. Gli occhi di lei si dilatano fino a un'ampiezza tale, da sembrare sul punto di esplodere infrangendosi in mille pezzi. Lo vede avanzare incerto verso di sé, pazzo e spiritato. La disperazione tocca il culmine, quando le braccia di lui si protendono in avanti mulinando nell'aria. Senza accorgersene, grida e chiude contemporaneamente gli occhi.

Attese per un tempo immemorabile l'impatto delle nocche sul proprio volto. Non avvenne. In compensò, vi fu un enorme tonfò che fece tremare il pavimento di tutta la casa.
Lei riaprì gli occhi, atterrita. Guardò davanti a sè. Nulla. Poi chinò la testa.
E' inciampato, si disse incredula.

L'uomo la guardava, ora più calmo, con la faccia a terra e i suoi occhietti piccoli. Poi si mise seduto, ai suoi piedi, cacciò una mano in tasca e ne estrasse un tubicino colorato. Lo scuotè per bene.

-Cosa vuoi farmi? chiese lei con un tono grave e stanco.
Lui la guardò, sorridendo, mentre svitava il tappo del tubicino.
Bolle di sapone???? si chiese lei, sempre più smarrita.
Priamo soffiò nel buco grande, in cui il sapone liquido si rifrangeva in mille colori. Una serie di bolle, una più grande dell'altra, si sparsero per tutta la stanza.
-Farti tornare bambina. Solo per un po'. ]]>

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